domenica 20 novembre 2011

I ravioli, finalmente!



Mi sono alzata di buon mattino per fare i ravioli. Fin qui niente di strano.

Qualunque casalinga, la domenica, se vuole preparare un buon pranzetto per i suoi cari, si alza presto per cucinare.

Ma io sono un caso speciale, perchè i ravioli non li mangio da anni e la forza per farli è andata scemando man mano che invecchio.

Il fatto è che me li sognavo la notte e, quando li mangiavano gli altri, dovevo far buon viso a cattivo gioco, consumando come di contrabbando la mia pasta alternativa, senza frumento, senza latticini( il parmigiano bandito per sempre), senza solenacee( per chi non lo sapesse comprendono anche i pomodori), senza sale per la pressione ecc ecc.

Ma all'ultima visita forse il medico ha avuto pietà e mi ha concesso di mangiare il mio piatto preferito, purchè usassi solo ricotta di pecora.

Così ieri mio marito, nell'euforia di averla trovata fresca al negozio sotto casa, ne ha comprato mezzo chilo, che, se mescolata agli spinaci, all'uovo e al pecorino è decisamente troppa per due persone.

Così questa notte non ci ho dormito, pensando alle cose che avevamo programmato di fare oggi, visto che nostro figlio con la famiglia è partito per una breve vacanza.

Non ci ho dormito perchè la ricotta si rovina e io non sopporto di buttare la grazia di Dio.

Ripensavo ai “ciuffoloni” che faceva mia madre, così chiamati da papà per descriverne la grandezza. Lei li faceva grandi perchè la famiglia era numerosa, il tempo ridotto ( lavorava tutta la settimana lontano da casa e l'unico mezzo di locomozione era la bicicletta), la stanchezza tanta.

Il tutto condito dal desiderio di farci felici.

Mentre impastavo la pasta e la stendevo a fatica, pensavo a lei, al sacrificio che le aveva comportato fare ciò che noi con avidità divoravamo in un attimo senza guardare alla forma, ma gustando tutto il sapore del sugo che s'incuneava nel vuoto compreso tra la pasta e la ricotta.

Mi sono sentita tanto vicina a lei, mentre cercavo di dare una forma qualunque ai miei ravioli, preoccupata solo che non si rompessero. Vedevo il sorriso benevolo e compiaciuto di papà che continuava a chiamare”ciuffoloni” anche gli sgorbi usciti dalle mie mani malferme.

Questa mattina ho goduto dello stare insieme ai miei come se il tempo avesse rimesso indietro le lancette dell'orologio di anni.

Ho concluso dicendomi che la preparazione mi aveva così tanto appagata che non era poi così importante mangiare i ravioli.

2 commenti:

Gus O. ha detto...

Ogni cosa che facciamo deve avere il nostro massimo impegno.
Ciao.

battaglia72 ha detto...

Io che ero molto più banale, li chiamavo semplicemente "i ravioli grandi".
I ravioli grandi sono il mio piatto preferito.

Purtroppo al nord debbo dire che la ricotta non si trova buona. Non sa mai di nulla, è slavatura dei bidoni del latte!!!

Ma con la ricotta di pecora abruzzese..... slurp!